Voglio il logo più bello di tutti i tempi.
Voglio un logo tipo quello della Apple.
Voglio un logo in stile Andy Warhol.
I graphic designer ricevono richieste come queste ogni giorno. Forse in futuro dedicheremo un articolo all’argomento, anche se il rischio è che ne venga fuori un’enciclopedia! Oggi, però, vogliamo parlarti di qualcosa di molto più utile, sia per chi è alla ricerca di un logo per la propria azienda, sia per i curiosi e i neofiti del logo design.
Attenzione: questa non è la guida definitiva per creare un logo (Pubblicità progresso: diffida da chi ti propone guide definitive sulla creazione di loghi), ma un approfondimento in cui troverai consigli e spunti su cui riflettere tratti dalla nostra esperienza come graphic designer. Non siamo guru, ma questo lavoro lo facciamo da un po’ di anni e qualcosa l’abbiamo imparata! 😉
COSA SIGNIFICA “LOGO EFFICACE”
Partiamo proprio dalla definizione di “logo efficace”. È importante capire che “logo efficace” non è sinonimo di “logo bello”. Ok, adesso forse avrai le idee un po’ confuse. Lasciaci spiegare il concetto con una citazione del grande Richard Buckminster Fuller, architetto e designer.
Quando affronto un problema non penso mai alla bellezza. Penso solo a come risolvere il problema. Ma alla fine, se la soluzione non è bella so che è sbagliata.
Ecco, questo punto di vista è applicabile anche al logo design. Il “problema” principale da risolvere è creare un logo che trasmetta l’identità, la personalità e il messaggio del brand al pubblico che vuole raggiungere.
Questo non vuol dire che la bellezza non sia importante, ma di certo non è il punto di partenza. I punti di partenza sono il brand e il suo pubblico, quindi:
- la brand identity, ossia ciò che il brand vuole rappresentare;
- la brand image, cioè la percezione del brand da parte delle persone.
Il logo è efficace quando contribuisce a far coincidere l’identità del brand con l’immagine che arriva al pubblico. E no, non è affatto semplice.
Ogni graphic designer sa che il primo passo da fare per partire con il piede giusto è conoscere il brand e il committente. Come? Con un bel brief. Impossibile procedere senza.
L’IMPORTANZA DEL BRIEF PER LA CREAZIONE DEL LOGO
Il brief deve far entrare il graphic designer dentro l’azienda:
- per capire cosa fa e come, quali sono i suoi punti di forza, i suoi valori, i benefici che ottiene chi sceglie il suo prodotto o servizio;
- per approfondire la conoscenza del target e dei competitor;
- per scoprire se esiste già una visual identity o se bisogna costruirla da zero;
- per capire se il cliente ha già un’idea su ciò che vuole, se ci sono loghi che gli piacciono e altri che non gli piacciono affatto.
È importante che né il grafico, né il committente sottovalutino questo passaggio ed è ancora più importante che entrambe le parti sappiano e comprendano che il logo deve essere creato per il pubblico in target, non in base ai propri gusti personali.
LE REGOLE PER CREARE UN LOGO CHE FUNZIONI
Ora che abbiamo fatto il punto sul significato di “logo efficace”, facciamo una panoramica sulle regole per crearne uno. Non sono leggi granitiche, sono principi che seguiamo noi di Tanddem, in base alla nostra esperienza nel logo design.
1. L’IMPORTANZA DEL CONFRONTO
Abbiamo detto quanto sia essenziale tener presente che il logo deve essere pensato per il target. Questo non vuol dire, però, non prendere in considerazione la sensibilità del committente. Se ha già delle idee, più o meno definite, sul logo è bene discuterne e, soprattutto, capire quali sono le ragioni dietro le sue richieste.
Facciamo un esempio: un cliente può richiedere di utilizzare un determinato elemento grafico (un oggetto, un simbolo, ecc.). Il grafico, però, si accorge che questa scelta potrebbe avere dei punti critici, potrebbe per esempio peccare di leggibilità.
Un graphic designer sa che questo requisito è imprescindibile e che un logo deve essere ben leggibile anche quando, come spesso accade, ha una dimensione molto ridotta, per esempio sul bigliettino da visita o nel piè di pagina della carta intestata.
Dovrà quindi lavorare per trovare una soluzione a questo problema e cercare di trovare un punto d’incontro col cliente, che a sua volta deve essere aperto a valutare nuovi punti di vista.
2. COMINCIA CON CARTA E PENNA
Entriamo nel vivo della creazione di un logo e parliamo di aspetti operativi. Da dove si comincia? Ognuno ha il suo metodo, ma quello che preferiamo noi di Tanddem è prendere carta e penna.
I non addetti ai lavori potrebbero pensare che ormai il lavoro del grafico sia totalmente digitalizzato. Non è così. Quando si tratta di loghi, nella primissima fase creativa il computer va in stand by. E c’è un motivo ben preciso: non c’è nessuno strumento al mondo che stimoli l’immaginazione quanto un foglio di carta e una penna. Questi “tool” ci consentono di liberare la creatività, senza le “catene” dei software.
La creatività è un processo caldo; i software sono strumenti freddi.
A volte ci capita anche di cominciare a buttar giù le prime idee sul foglio già mentre parliamo con il cliente per stilare un brief. Magari viene pronunciata una parola precisa che fa subito accendere una lampadina: sono momenti preziosi per il processo creativo in cui bisogna cogliere l’ispirazione al volo. E nulla ci permette di farlo meglio di un foglio di carta e una penna.
3. NON SOTTOVALUTARE IL POTERE DELLA SEMPLICITÀ
Avrai sentito dirlo milioni di volte: “less is more”. Se questa espressione è così diffusa tra i creativi dobbiamo prendere in considerazione l’idea che esprima, in effetti, un concetto veritiero. Ma per farlo è necessario capire perché “less is more”, quale valore questo concetto apporta nella comunicazione di un brand e perché è applicabile anche alla creazione di un logo.
Questa è la nostra opinione: la semplicità è un valore perché dona immediatezza. Pensiamo proprio ai loghi. Non è un caso che i maggiori brand al mondo abbiano lavorato nel tempo proprio alla semplificazione del design del loro logo.
La semplicità ha un altro potere, quello di rendere il logo facile da ricordare. A questo proposito devi conoscere l’esperimento di Signs.com, che ha chiesto a un campione di circa 150 americani di disegnare 10 loghi di brand famosi basandosi solo sulla loro memoria. Il logo che è stato disegnato in modo più accurato era quello di Ikea, seguito da quelli di Target e Apple. Quello disegnato in modo meno preciso? Il logo di Starbucks
Ci sono molte altre ragioni che dovrebbero farci virare verso la semplicità. Tra queste, la possibilità di riprendere gli elementi distintivi del logo all’interno della nostra comunicazione.
Vedi, per esempio, quello che facciamo noi con le due D del logo di Tanddem. Guarda qui la sezione “Dicono di noi” del nostro sito:
Qui sotto, invece, vedi il titolo di una delle pagine della sezione “Servizi”:
La semplicità del nostro logo, insomma, ci ha permesso anche una maggiore brandizzazione della comunicazione.
3 LIBRI SUL LOGO DESIGN
Speriamo di averti dato qualche spunto di riflessione con questo articolo e, prima di lascarti, vogliamo segnalarti 3 libri per approfondire le tue conoscenze sul logo design:
- The Logo Brainstorm Book: A Comprehensive Guide for Exploring Design Directions di Jim Krause
- Logo Design Love: A Guide to Creating Iconic Brand Identities di David Airey
- Design DNA – Logos: 300+ International Logos Deconstructed di Matthew Healey
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